Graziella Ferrario - una vita per il Consultorio

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Graziella Ferrario - una vita per il Consultorio

Fondazione Don Caccia
24 Febbraio 2022
Graziella Ferrario: una vita dedicata al consultorio.
Oggi incontriamo Graziella Ferrario (classe 1947), da sempre partecipe e impegnata nel consultorio di Merate.
“Ho iniziato a lavorare in consultorio a Merate nel 2001, quando è stato aperto al pubblico. L’esigenza di aprire un consultorio nella zona di Merate è nata tra i parroci del decanato di Missaglia e Brivio. Si trattava di cominciare con gradualità un progetto ambizioso. Inizialmente vivevamo un po’ di paura che non riuscisse a prendere piede, ma poi i fatti ci hanno smentito. Sono sempre stata nel consiglio pastorale della mia comunità. Il problema della famiglia già allora emergeva come un aspetto che meritava di essere preso in considerazione per fornire aiuti a chi richiedeva un sostegno. Ci siamo accorti subito che le problematiche delle famiglie non potevano essere risolte con un colloquio, ma con un percorso”.
Nel 2013 è nata la Fondazione don Silvano Caccia, che comprende al suo interno non solo il consultorio di Merate, ma anche quello di Cantù, Erba e Lecco. Che momento è stato?
“Il passaggio da consultorio familiare inter-decanale a Fondazione non è stato per niente facile, perché si è trattato di mettere insieme quattro consultori collocati su quattro territori completamente diversi. Abbiamo realtà e storie complesse e spesso distanti tra loro. Questo però non deve essere un ostacolo, ma un’occasione da sfruttare bene, perché la Fondazione diventi sempre più unita e omogenea”.
Quali sono le difficoltà più grandi?
“Una delle difficoltà più concrete è la relazione col servizio pubblico: Merate e Lecco dipendono da ATS Brianza, mentre Erba e Cantù sono legate ad ATS Insubria. Ma l’ostacolo più grande credo che riguardi l’aspetto economico. Quanto viene concesso ai consultori della Fondazione da parte di Regione Lombardia non è sufficiente per rispondere a tutti i bisogni del territorio. Avere liste d’attesa troppo lunghe non è ammissibile. Non possiamo chiedere agli utenti di aspettare settimane prima di iniziare un percorso di accompagnamento psicologico”.
Che tipo di realtà è quella di Merate?
“Merate è in una posizione strategica, perché è a un passo dalla provincia di Monza e con un altro passo si arriva in provincia di Bergamo. Questo ci ha permesso di entrare, ad esempio, nelle scuole pubbliche nei territori limitrofi”.
La scuola è l’ambiente dove lei ha lavorato per tantissimi anni…
“Sì, per diversi anni sono stata insegnante di lettere e preside nelle scuole statali di Merate e Missaglia”.
Quanto bisogno c’è nelle scuole di figure professionali come quelle presenti in consultorio?
“C’è tanto bisogno. Le proposte sono sempre state accettate bene dai docenti”.
Che ruolo ha avuto nel consultorio di Merate?
“Sono sempre stata direttore del consultorio, finché siamo passati a Fondazione. Dal 2013 sono stata coordinatore di Merate fino a dicembre 2021, quando ho deciso di lasciare il mio incarico, per far posto ad altri operatori e operatrici volenterosi. Ho lasciato il consultorio con un po’ di rammarico, ma è un cambiamento necessario. Spero tuttavia che il consultorio continui nel proprio lavoro, senza fermarsi davanti a piccole o grandi difficoltà”.
Perché ha deciso di dedicare la propria vita al consultorio?
“Ho sempre avuto tanto a cuore la famiglia. Pur essendo vedova da 11 – ho perso mio marito molto giovane – credo che il valore della famiglia sia sempre stato un faro per me. I miei figli hanno sempre detto che avevo due case, ma nessuna delle due era quella dove abitavo: una era la scuola, l’altra era il consultorio. Il consultorio è nato a casa mia, quando ancora non avevamo individuato lo stabile giusto per la nostra realtà. Ricordo quando, con don Silvano Caccia, giravamo nel territorio per cercare la sede migliore. Noi eravamo inesperti, ma lui sapeva quali caratteristiche avrebbe dovuto avere il futuro consultorio. Ci siamo affidati a lui e abbiamo trovato la struttura dell’asilo, che non era più usufruibile per i piccoli. Quella struttura vuota poteva essere giusta per noi. Era fuori dal paese e sufficientemente sganciata dalle attività parrocchiali già esistenti”.
Perché era necessario che fosse così?
Perché doveva essere un servizio con un’impronta cristiana, ma non così vincolante all’ambiente ecclesiale. Il nostro era un servizio pubblico, aperto a tutti.
Come è stato quel periodo iniziale?
Abbiamo avuto un grande supporto dal territorio: ad esempio, l’architetto ci ha donato il suo lavoro di consulenza in modo gratuito. Anche gli operatori sono stati ammirevoli: tutti hanno fatto un periodo iniziale di volontariato, per consentire al consultorio di prendere il via facilmente.
Quanto è necessario oggi il consultorio?
“Direi oggi più che mai. Abbiamo scoperto negli ultimi due anni di Covid quanto il supporto degli operatori sia stato fondamentale per i nostri utenti. Abbiamo seguito soprattutto giovani e adolescenti, colpiti maggiormente dalla pandemia. Siamo sempre stati disponibili ad accogliere le loro domande e richieste”.
Quando si conclude un’esperienza così è tempo di bilanci…
“Sono molto contenta di aver lavorato in consultorio: ho ricevuto molto, soprattutto nelle riunioni di equipe. Non intervenivo con suggerimenti, ma ascoltavo. Questo perché non avevo una competenza specifica nel lavoro del consultorio, anche se la scuola mi aveva fornito di una certa esperienza, nell’incontro con adulti, genitori e insegnanti. Non sono professionista specializzata nel settore psicologico o pedagogico, quindi non sono mai intervenuta nelle questioni, a livello tecnico. Lasciavo che la conduzione fosse in mano agli operatori, molto più esperti di me. Le professionalità vanno sempre rispettate. Ho creduto tanto nel consultorio e in tutto il mio lavoro ho messo il cuore. Mi sono sentita coinvolgere sin dall’inizio. Ho dato tempo, risorse, capacità, ma ho anche ricevuto tantissimo”.
Per esempio?
“Ho imparato ad ascoltare, soprattutto le situazioni di maggiore disagio e sofferenza. Gli operatori del consultorio mi hanno offerto la chiave di lettura per portare avanti piccole e grandi situazioni complesse, anche nella mia vita personale”.


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