Intervista al Presidente Don Emilio Colombo

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Intervista al Presidente Don Emilio Colombo

Fondazione Don Caccia
24 Febbraio 2022
Oggi incontriamo don Emilio Colombo, presidente della Fondazione don Silvano Caccia, che comprende quattro consultori (Erba – Cantù – Lecco – Merate).
 
«Il mio ruolo non ha a che fare direttamente con l’attenzione alle persone che vengono a chiedere aiuto. Questo è compito degli operatori, professionisti competenti che ogni giorno lavorano nei nostri consultori. Io interpreto il mio servizio nel garantire uno spazio dove la gente possa trovare accoglienza, aiuto e sostegno, attraverso gli aspetti più “logistici”, fornendo strumenti e possibilità adeguate. Il mio impegno è quello di accertarmi che il servizio offerto nei nostri consultori, in collaborazione col servizio pubblico, sia all’altezza, di qualità ma anche gratuito».
 
Don Emilio Colombo è nato a Biassono nel 1961.
 
All’età di 14 anni, nel 1975, entra in seminario, dove rimane fino all’ordinazione sacerdotale, avvenuta nel 1986. «Sono in debito col seminario, dove ho ricevuto tutta la mia formazione» dice don Emilio. Per otto anni è stato coadiutore a Origgio (VA), vicino a Saronno. Poi per sette anni nell’oratorio di Vedano al Lambro, fino al 2001, quando ha iniziato ad essere parroco a Lecco, prima nella parrocchia di San Giovanni, poi nel 2007 nella comunità pastorale San Giovanni – Rancio – Laorca. «Quest’ultima è stata l’esperienza più bella, vissuta con Mons. Locatelli e don Lauro Consonni. Sono stati anni molto belli per la loro sapienza e amicizia» ricorda don Emilio.
 
Dal 2016 è parroco a Brivio e Beverate. E dal 1° ottobre 2021 è Presidente della Fondazione don Silvano Caccia. «La nomina del CDA della Fondazione don Silvano Caccia è tutta in mano alla diocesi, al Vescovo in particolare. La cura e il legame col Vescovo è far sì che da parte nostra ci sia attenzione che il consultorio rimanga inserito nella chiesa locale e che sia un riferimento per la comunità del territorio».
 
Che ruolo ha il sacerdote oggi?
 
«Credo che il suo ruolo oggi sia quello di poter dire qualcosa di cristiano nel nostro mondo. Per farlo occorre mettersi davanti alla figura di Gesù e farsi illuminare da lui. A volte ci perdiamo in tante faccende, organizziamo tante iniziative, ma la nostra premura dovrebbe essere far passare qualcosa di cristiano, di evangelico. La cosa più preziosa che possiamo dire al mondo è la buona notizia».


 


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