Le famiglie del territorio riflettono sull'affettività con la dottoressa Alberico
12 Dicembre 2023
Breve riflessione su affettività e sessualità
Parlare oggi di affettività e sessualità, significa necessariamente esporsi
ad una riflessione che, in questo momento storico, non può trovare tutti
concordi. Non per questo dobbiamo però sottrarci a questo compito. Da adulti
dobbiamo interrogarci sul significato e sul senso di vivere il nostro corpo con
consapevolezza e responsabilità, un corpo attraverso il quale esprimere chi
siamo e come siamo nella relazione con noi stessi e con l’altro. Diviene
fondamentale l’educazione affettiva, per certi versi propedeutica a quella
sessuale ma anche concomitante.
Da dove nasce questa incapacità emotiva dei più piccoli? Perché oggi molti/e adolescenti prediligono un’identità fluida, scevra da qualsiasi tipo di categorizzazione? Perché incontriamo bambini, giovani o adulti che sempre più spesso oscillano da stati di negazione emotiva a ipersensibilità?
Questa liquidità ci ha fatto sfuggire di mano un’esperienza fondante dell’umano: la sua finitudine con tutto ciò che ne consegue. Per custodire l’umano occorre imparare nuovamente ad abitare quella finitudine che ci caratterizza. Cosa significa diventare ed essere donne e uomini solidi, con dei limiti? (dove i termini uomini e donne possono contemplare un’asimmetria tra identità di genere, orientamento sessuale, ruolo di genere senza però stressare queste scissioni che non risiedono nell’umano). Non significa certo rinunciare ad essere donne libere, uomini liberi, bensì a vivere (e lavorare su di sé) con consapevolezza tale libertà. Il mondo delle emozioni, dei sentimenti e della corporeità richiama questo elemento di finitudine perché sono agiti in uno spazio e in tempo ai quali restituire senso e significato.
Non a tutte le età si è capaci di entrare in intimità con il diverso da me, ci sono luoghi per vivere questa intimità che non sono sempre spazi pubblici, c’è un codice binario che seppur vuole essere scardinato, rimane sempre il punto di partenza per differenziarsi.
E’ necessario pertanto educare i bambini fin dalla scuola dell’infanzia a socializzare con queste dimensioni della persona (emozioni, sentimenti, corporeità, sessualità). Occorre educare i più piccoli al sentimento dell’empatia, necessario per la costruzione di legami generativi e non mortificanti. La capacità empatica avvicina le persone; la vicinanza costruisce relazione e la relazione può evolvere in intimità. C’è una gradualità nei sentimenti e nelle esperienze relazionali che va ri-esplicitata, alla quale i più piccoli vanno educati.
Occorre educare i ragazzi e le ragazze alla ricerca della propria identità con la consapevolezza che a volte le scelte queer sono risposte semplificanti rispetto alla complessità del diventare adulti.
Di fronte alla proclamazione dell’autoderminazione di genere (e non solo), la comunità educante ha il dovere di ricollocare invece il valore della ricerca della propria identità all’interno di relazioni dialettiche. Ogni ragazza e ragazzo va esortata/o dicendo: “Diventa ciò che sei e non ciò che vuoi; conosci te stesso, intraprendi il tuo viaggio interiore per edificarti, per costruirti e non distruggerti, al fine di edificare anche l’altro. Attraverso l’altro puoi conoscerti e scoprire chi sei”.
In questo mare magnum i più piccoli e i giovani hanno bisogno di adulti che li accompagnino nel loro cammino di crescita, hanno bisogno di adulti che sappiano essere influencer, che siano adulti credibili, coerenti, costanti nelle loro scelte, contenti di essere quello che sono e quello che fanno. I più piccoli chiedono che ci siano madri e padri (nel senso più ampio del termine, ovvero di coloro che sanno generare non solo vita biologica ma anche spirituale) che sappiano orientarli nella loro crescita. Il cammino di discernimento che accompagna ogni donna ed ogni uomo per tutta la vita non chiede di rimettere costantemente tutto in discussione bensì di vagliare quella possibilità che, dentro quella scelta originaria, autentica, vivificante, indica la via per sostenere ed esaltare la bellezza delle relazioni e della sessualità.
Per poter fare tutto ciò il mondo degli adulti deve trovare momenti di incontro, di confronto e di scambio per esplicitare non solo un lessico condiviso ma anche una grammatica valoriale imprescindibile.
Il mondo degli adulti deve recuperare ciò che è fondante per l’umano per contenere e non disperdere, per consolidare e non disgregare.
Da dove nasce questa incapacità emotiva dei più piccoli? Perché oggi molti/e adolescenti prediligono un’identità fluida, scevra da qualsiasi tipo di categorizzazione? Perché incontriamo bambini, giovani o adulti che sempre più spesso oscillano da stati di negazione emotiva a ipersensibilità?
Questa liquidità ci ha fatto sfuggire di mano un’esperienza fondante dell’umano: la sua finitudine con tutto ciò che ne consegue. Per custodire l’umano occorre imparare nuovamente ad abitare quella finitudine che ci caratterizza. Cosa significa diventare ed essere donne e uomini solidi, con dei limiti? (dove i termini uomini e donne possono contemplare un’asimmetria tra identità di genere, orientamento sessuale, ruolo di genere senza però stressare queste scissioni che non risiedono nell’umano). Non significa certo rinunciare ad essere donne libere, uomini liberi, bensì a vivere (e lavorare su di sé) con consapevolezza tale libertà. Il mondo delle emozioni, dei sentimenti e della corporeità richiama questo elemento di finitudine perché sono agiti in uno spazio e in tempo ai quali restituire senso e significato.
Non a tutte le età si è capaci di entrare in intimità con il diverso da me, ci sono luoghi per vivere questa intimità che non sono sempre spazi pubblici, c’è un codice binario che seppur vuole essere scardinato, rimane sempre il punto di partenza per differenziarsi.
E’ necessario pertanto educare i bambini fin dalla scuola dell’infanzia a socializzare con queste dimensioni della persona (emozioni, sentimenti, corporeità, sessualità). Occorre educare i più piccoli al sentimento dell’empatia, necessario per la costruzione di legami generativi e non mortificanti. La capacità empatica avvicina le persone; la vicinanza costruisce relazione e la relazione può evolvere in intimità. C’è una gradualità nei sentimenti e nelle esperienze relazionali che va ri-esplicitata, alla quale i più piccoli vanno educati.
Occorre educare i ragazzi e le ragazze alla ricerca della propria identità con la consapevolezza che a volte le scelte queer sono risposte semplificanti rispetto alla complessità del diventare adulti.
Di fronte alla proclamazione dell’autoderminazione di genere (e non solo), la comunità educante ha il dovere di ricollocare invece il valore della ricerca della propria identità all’interno di relazioni dialettiche. Ogni ragazza e ragazzo va esortata/o dicendo: “Diventa ciò che sei e non ciò che vuoi; conosci te stesso, intraprendi il tuo viaggio interiore per edificarti, per costruirti e non distruggerti, al fine di edificare anche l’altro. Attraverso l’altro puoi conoscerti e scoprire chi sei”.
In questo mare magnum i più piccoli e i giovani hanno bisogno di adulti che li accompagnino nel loro cammino di crescita, hanno bisogno di adulti che sappiano essere influencer, che siano adulti credibili, coerenti, costanti nelle loro scelte, contenti di essere quello che sono e quello che fanno. I più piccoli chiedono che ci siano madri e padri (nel senso più ampio del termine, ovvero di coloro che sanno generare non solo vita biologica ma anche spirituale) che sappiano orientarli nella loro crescita. Il cammino di discernimento che accompagna ogni donna ed ogni uomo per tutta la vita non chiede di rimettere costantemente tutto in discussione bensì di vagliare quella possibilità che, dentro quella scelta originaria, autentica, vivificante, indica la via per sostenere ed esaltare la bellezza delle relazioni e della sessualità.
Per poter fare tutto ciò il mondo degli adulti deve trovare momenti di incontro, di confronto e di scambio per esplicitare non solo un lessico condiviso ma anche una grammatica valoriale imprescindibile.
Il mondo degli adulti deve recuperare ciò che è fondante per l’umano per contenere e non disperdere, per consolidare e non disgregare.
Claudia Alberico Pedagogista
Direttore Fondazione don Silvano Caccia
Direttore Fondazione don Silvano Caccia